La storia di una rifugista: Roberta Silva del Rifugio Roda di Vael

Oggi vi porto con me in un rifugio che avevo raggiunto da piccolo, insieme a mio fratello, e in cui ogni anno cerco di ritornare perché è sempre un po’ come sentirsi a casa. Vi porto al Roda di Vael, raccontandovi la storia di una super rifugista: Roberta Silva.

Roberta è originaria di Bergamo, e come per tante storie di trasferimenti o cambi di città, alla base c’era il classico motivo: una storia d’amore. “Io sono sempre stata appassionata di montagna e dopo aver trascorso diversi anni gareggiando con lo snowboard in “gioventù”, nel 2001 sono diventata maestra appunto di snowboard e poiché il mio compagno che poi diventò mio marito viveva qui in Val di Fassa, mi sono trasferita qui fine 2002 per unire entrambe le cose: cambiare vita stando tra le montagne e portare avanti quella che era la mia passione a 30 anni (cioè insegnare lo snowboard) alla mia relazione” ci racconta Roberta.

“Nel 2004 poi mio marito partecipò al bando di concorso per gestire il Rifugio Roda di Vael (lui gestiva già il rifugio Re Alberto) ed avendolo vinto dal 2005 abbiamo iniziato assieme questa avventura e credo di aver capito già alla fine della prima stagione che la vita da rifugio era diventata la mia vita stessa.”

Illustrazione di Marabì

Abbiamo chiesto a Roberta quanto importanti sono per lei le Dolomiti, e la risposta ci ha fatto emozionare..

“Le Dolomiti mi fanno sorridere gli occhi, mi stupiscono ogni giorno, sono un mondo affascinante da scoprire ogni giorno perché cambiano in continuo, sono diverse da qualsiasi parte tu le osservi e non le si conoscono mai fino in fondo. Vederle svegliarsi la mattina e riaddormentarsi la sera, brontolare sotto temporali incessanti, sorridere quando sono illuminate dal sole è come vivere con loro i vari stati d’animo. Logicamente molto di questo riesco a farlo di più durante i mesi che sono al rifugio perché ad esempio rispetto alla valle già il sole sveglia me, le montagne che mi circondano ed il rifugio contemporaneamente e tutto si muove in simbiosi, mentre qui a casa il sole lo vedo molto dopo la mattina e ti assicuro che i primi mesi quando torno a valle a fine stagione è una delle cose che mi pesa maggiormente.”



Il Rifugio si trova nel gruppo del Catinaccio, precisamente nel territorio comunale di Vigo di Fassa, a 2.283 metri di altitudine, e è diventato negli anni il punto di riferimento tra i rifugi del Catinaccio. Qui Roberta trascorre le stagioni estive, instaurando con il rifugio un rapporto davvero unico. Quando ne parla lo definisce come la sua vita, la sua anima, la sua casa alta, quel luogo che le permette di esprimersi in totale libertà.

“La vita da rifugista è tanto bella quanto impegnativa perchè si corre molto, tanto lavoro, orari lunghi, ma essendo quello che mi piace fare non pesa e questo è uno di quegli insegnamenti che cerco sempre di trasmettere ai miei figli: se riuscirete ad addormentarvi col sorriso e svegliarvi col sorriso sapendo che sta comunque per iniziare una nuova giornata di lavoro allora avrete trovato veramente quello che vi piace e sarete fortunati. Io mi ritengo molto fortunata ed anche se so che questo lavoro comporta sacrifici sono fatti con piacere” ci racconta Roberta parlando della sua vita da rifugista.

“Di momenti belli ce ne sono stati tanti riuscire ad elencarli diventa quasi impossibile sinceramente, da incontri con alpinisti importanti agli incontri con normalissimi frequentatori della nostra casa alta e delle nostre montagne, serate a giocare a carte con i clienti o quelle a cantare con lo staff post lavoro, albe in cima alla ferrata e silenzi ammirando le stelle quando tutti dormono, feste d’inizio stagione ed anche di fine stagione, il vedere i figli crescere qui al rifugio e le amicizie che s’intersecano con con coloro che hanno le nostre stesse passioni, il sorriso della gente quando arriva e l’abbraccio o la stretta di mano quando partono … insomma si potrebbe andare avanti molto a lungo”

Parlando invece del suo team, Roberta si ritiene molto fortunata in quanto i 3/4 dei ragazzi/ragazze sono con lei da diversi anni, con una rotazione invece di altri ragazzi che fanno 1 o 2 stagioni per provare qualcosa di diverso solitamente nel periodo di pausa dagli studi. “Logicamente in 18 anni di gestione ci sono già stati dei cambi nello “zoccolo duro” di coloro che lavorano qui ma molti restano anche per 5/6 anni ed altri anche di più. Poi ovviamente come in tutte le famiglie c’è chi cresce e cambia obbiettivi, cerca nuovi spazi e nuove mete, ma un piccolo legame resta sempre.”



Abbiamo anche chiesto a Roberta di dare un consiglio a chi vuole intraprendere la vita del rifugista, e ci ha dato degli spunti davvero molto interessanti.

“Per chi volesse intraprendere questa attività, direi bravi perchè se vi piace vi regala un sacco di soddisfazioni. Magari se gli fosse anche venuta voglia perchè hanno avuto modo di ascoltare qualche racconto da altri rifugisti come categoria ne sarei onorata. Aggiungerei comunque dinon prendetela sottogamba perchè non è tutto oro  ciò che luccica. 

Quindi consiglierei innanzitutto come primo step di provare a fare qualche anno lavorando presso un’altro rifugio, perchè solo così si può avere una corretta visione di ciò che significa e comporta questo lavoro, poi provare a lavorare sempre per una struttura cercando di avere in capo più responsabilità, perchè è il momento in cui anche le giornate si allungano e le cose a cui pensare cambiano di peso (ordini, carichi, dipendenti etc) ed allora puoi capre se si è anche in grado di reggere. Alla fine se tutto gira liscio e la voglia resta come all’inizio allora sarebbero pronti per partire alla ricerca di una loro struttura da gestire.  

Capita che a volte ci sia gente che scrive e chiami dicendo che vorrebbero diventare rifugisti e chiedono consigli, ma non è una spiegazione a parole che può darti la vera idea di cosa è essere rifugista, ma solo vivendolo puoi capire se è una cosa che fa per te o no. Non è solo natura, incontrare le persone e fare accoglienza: oltre a quanto si vede esternamente, bisogna essere anche un po’ tuttologi e pronti a sprocarsi le mani in tutte le varie cose: il paese non è sempre a 5 minuti dal rifugio e quando c’è qualche imprevisto bisogna a volte agire di persona per arginare/risolvere il problema finchè non può venire un tecnico vero e proprio (idraulica, elettronica, meccanica, fogne etc).”

Roberta è una donna incredibile, un concentrato di emozioni, di energia, e di tanto amore per le sue montagne. Ritagliatevi un momento per salire alla casa alta, al Rifugio Roda di Vael, e potrete apprezzare tutte le parole che ha usato per raccontare la sua vita qui su Dolomiti da sogno.

Per noi è davvero una grande emozione, poter ospitare nel nostro sito questo racconto. Grazie Roberta.

Tutti i contatti per scoprire il Rifugio Roda di Vael

 Address: Sella del Ciampaz – 2280 m/s.l.m. 
Phone: +39 0462 764450 / +39 0462 763548 (da novembre a maggio) 
Mobile: +39 335 6750325 
Email: info@rodadivael.it 
Web: www.rodadivael.it