La bellezza e la ricchezza della montagna a mio avviso è proprio la diversità che puoi osservare e provare sulla tua pelle dopo ogni singolo passo e qui, tra le Dolomiti Bellunesi, ad ogni singolo passo puoi scoprire una montagna diversa e adattare il tuo modo di andare in montagna al luogo in cui ti trovi.
Siamo saliti per la prima volta sul Gruppo della Schiara in un mercoledì di fine giugno per conoscere Chiara e Fabrizio e farci contagiare dalla loro positività e per ascoltare la loro storia fatta di coraggio e di tanto amore verso queste cime. Abbiamo quindi chiesto così ai nuovi gestori del Rifugio 7° Alpini di presentarsi e di raccontarci come sono arrivati lì, parlando poi di quanto è bello e altrettanto faticoso vivere in Rifugio, dei Viaz e di tante altre cose che vi racconteremo in questo articolo, nella puntata del podcast e nel video su YouTube.
“Io avevo lavorato in altri rifugi per vedere che fosse un sogno realizzabile” ci racconta Chiara, “che mi piacesse sul serio perché se no magari poi uno parte con le chimere”.
Nata e cresciuta a Belluno, Chiara ha poi proseguito gli studi e la sua vita lavorativa a Trieste, ma ha sempre portato con se le montagne di casa, le Dolomiti Bellunesi, e ogni weekend rientrava verso casa per salire sulle sue cime preferite. Quando ha visto insieme a Fabrizio il bando per gestire il Rifugio 7° Alpini, hanno pensato “ok, è quello giusto”.
Anche Fabrizio, “Gas” per gli amici è originario di Belluno e come Chiara ha sempre ammirato le montagne che avevano sopra la loro testa.
“Come diceva Chiara, quando abbiamo visto l’opportunità di gestire questo rifugio Insomma non ci è voluto molto a iniziare a lavorarci” ci racconta Fabrizio, guardia di una montagna che cambia molto rispetto all’inizio dell’Alta Via (Braies). “Qua sicuramente c’è meno flusso turistico però è anche forse il bello, è un po’ più Selvaggio, ci sono ambienti che magari altrove è un po’ più difficile da trovare. Chiaro che è selvaggio in un lato positivo ma anche in un lato un po’ più negativo perché è tutto un po’ più complesso, gli avvicinamenti son lunghi però insomma se a una persona piace il genere, sicuramente il Settimo Alpini è un bel punto d’appoggio”.
GESTIRE UN RIFUGIO NEL GRUPPO DELLA SCHIARA
“Ma guarda noi diciamo sempre che la Schiara si difende un po’ da sola, nel senso che se uno vuole arrivare fin qua comunque deve camminare tre ore. C’è chi ci mette 40 minuti ma è lunga, è faticosa, si suda, è ripida quindi devi volerlo e quando arrivi qua arrivi secondo me anche con un altro spirito, non arrivi aspettandoti certe cose, capisci mentre cammini che è difficile” ci racconta Chiara.
“Noi stiamo notando che c’è sempre più interesse per dei posti simili a questo, abbiamo avuto già dei clienti che venivano da zone molto frequentate in Dolomiti che “scappavano” da casa loro sebbene fosse bellissimo, tipo dall’Alto Adige o dal Trentino e venivano qua alla ricerca di un ambiente un po’ più tranquillo.”
Un articolo nel sito del CAI vi definisce come profondi conoscitori del gruppo della Schiara nei suoi aspetti alpinistici storici e ambientali. Quindi ve lo chiediamo, cosa significano per voi queste pareti? Com’è stata la prima volta che le avete viste e ora che siete qui, che siete i guardiani della Schiara?
Le Dolomiti Bellunesi sono zone che Gas ha esplorato in lungo e in largo e, da alpinista e appassionato di montagna, essere ora il guardiano di questa montagna è per lui un onore immenso. “Cioè ogni mattina, ogni momento, che sia un attimo di pausa si va fuori si guarda la parete si vede una via che sale di qua invece, fa quest’altro, ma magari c’è una variante, si potrebbe andare di là.. Sì quando si parla di alpinismo a entrambi si accendono ancora di più gli occhi cioè già sono belli accesi poi si infuocano”
Diciamo che se ognuno di noi ha una montagna nel cuore, quella di Chiara e Fabrizio è sicuramente la Schiara. Il loro intento, con questa gestione di 8 anni, è anche quello di far riscoprire un po’ queste pareti che nel passato sono state oggetto di imprese. Basti pensare alle pareti di 1400m di altezza come quella del Burel che non hanno nulla da invidiare a pareti più famose.
“Ma qui poi c’è tutta la parte dei Viaz” ci racconta Chiara. “Cioè proprio da Cacciatori, sono dei viaggi incredibili, lì ancora vai forse oltre all’alpinismo. L’altro giorno c’era qua un alpinista abbastanza conosciuto in zona che ha detto “Eh sì sì ma quella via là poi alla fine quando siamo arrivati alla roccia la parte difficile era andata eh” ed era appena arrivato all’attacco. Quindi è un altro tipo di alpinismo, di approccio proprio alla roccia che rappresenta più l’esperienza in sé magari, l’esperienza totale della giornata. Ovviamente ci sono pareti sotto il punto di vista della qualità della roccia o magari della bellezza della linea che magari sono parecchio più belle, ma qua da quando parti dalla macchina a quando torni attraversi talmente tanti paesaggi diversi e anche modi di andare in montagna diversi poiché parte da sentiero escursionistico che arriva fino al rifugio, poi subito parte magari la ferrata, poi hai la parete, devi guardarti intorno perché non hai la fila di chiodi come in altre vie.”
La cosa bella, che sottolinea Chiara, è che tutto questo è a due passi da Belluno, quando spesso si prende la macchina e ci si fa ore e ore quando (per un bellunese), con 15 minuti di auto sei nel parcheggio e poi inizia il selvaggio.
I VIAZ, LA VISIONE DI CHIARA E DI FABRIZIO
“Vabbè dal punto di vista storico forse per la Schiara sono un po’ tutto nel senso che veramente sono andati su in punti che dici sì cavoli lì di pelo sullo stomaco ce ne vuole un bel po’. Io personalmente no, cioè ci vuole gamba, allenamento, non hai le corde è diverso, serve passo fermo, ma proprio fermo immobile e si, non mi ritengo tra le tra le persone più esperte dei Viaz” ci racconta Chiara. “Mi affascinano tantissimo ma è un’altra testa, non tutti sono portati per i Viaz”.
“Non c’entra niente con l’arrampicata” ci spiega Fabrizio, “è un po’ come rincorrere i camosci.. c’è anche un famosissimo Viaz aperto da Miotto, il Viaz dei Camorz e Camorzieri, e appunto il fatto che ci sia la parola Camorz dentro, che significa appunto Camoscio vuol dire tutto, cioè sono percorsi da camosci con tutto quello che poi ne deriva quindi può essere che magari uno fa 10° grado in montagna e poi va a fare un Viaz e torna indietro perché è proprio un altro un altro approccio. Poi sono anche difficili da trovare, una persona che li segue significa che sa proprio leggere la montagna.”
COM’È LA VITA AL RIFUGIO 7° ALPINI?
“Per gli escursionisti, almeno per ora, per tutti è abbastanza chiaro che non è un rifugio su un passo dove arrivi in macchina, quindi si vede che lo capiscono, con quel sentiero che comunque è lunghetto e abbastanza faticoso. Diciamo che uno quando arriva qua non ha fretta perché vuole riposarsi, perciò non ci sono dinamiche che trovi magari in rifugi con accessi più facili. Per quanto riguarda la vita in Rifugio invece, a parte essere molto bella ma.. l’approvvigionamento ecc. è tutto un po’ più complesso, c’è la teleferica per fortuna che ovviamente utilizziamo moltissimo, ma comunque anche la teleferica è abbastanza delicata, non è semplicemente tirar su ma bisogna controllare bene la velocità perché ha vari cambi di dipendenza poi vai in difesa. Diciamo che spesso magari per chi non lo conosce e vede solo la quota del rifugio che è 1500 metri pensa “beh dai, è quasi una collina” e invece sì magari è più complesso da gestire questo che un rifugio a 2800 metri dove gli arriva la funivia.”
Poi Chiara aggiunge “questo della quota forse è l’aspetto più strano perché uno magari mai più in su cioè come latitudine e anche come altitudine arrivandoci in macchina e dice vabbè però se a 2500 ho questo lusso perché ha 1500 non dovrei avercelo? E invece un po’ un po’ diverso, è un rifugio vecchio stile dove si respira la vera montagna alla fine.”
E noi tutto ciò ve lo possiamo confermare. Arrivare al Rifugio 7° Alpini non è semplice, la strada è lunga, faticosa, ma quando arrivi da Chiara e Fabrizio tutta la fatica viene ripagata. Ci si sente davvero come a casa, in uno dei luoghi più incantevoli delle Dolomiti Bellunesi.
Potete continuare ad ascoltare l’intervista sul podcast “Andata e ritorno – Storie di montagna” oppure guardando i due video su Youtube nel canale di Dolomiti da sogno.
E poi andate a trovarli! 🙂