La storia di Alice Guerretta: il suo sogno, la montagna e il Rifugio Sasso Bianco

Nel 2023 siamo stati contattati da Elena, attualmente alla guida del Rifugio Sasso Bianco, per comunicare in anteprima la notizia della nuova gestione del Rifugio e per organizzare insieme la festa d’inaugurazione del Rifugio. Non lo sapevamo ancora ma ad accompagnare Elena in questa nuova avventura c’era Alice, una ragazza di vent’anni studente di Visual and Product Design all’università IUAV di Venezia, che stava per coronare una parte del suo sogno, quello di vivere in montagna in una malga tutta sua. Abbiamo conosciuto Alice proprio nei giorni di apertura del Rifugio Sasso Bianco e ci ha colpito subito la sua passione per questo lavoro e per le montagne che avevamo intorno.

Per questo, in questo 2024 abbiamo deciso di intervistarla e di raccontare nella rubrica di Storie di vita sulle Dolomiti, la sua storia fatta di sogni, di montagne, di passioni, e del Rifugio Sasso Bianco che ha segnato una parte indimenticabile della sua vita.

“Più che una passione, io penso di avere un vero e proprio amore verso la montagna” ci racconta Alice.
“Già da piccolissima percepivo una sensazione di serenità quando mi trovavo in alta quota, non mi spaventa nulla e girovagavo da sola per i boschi, esplorando, senza alcun timore, anzi mi sentivo quasi protetta in un certo senso. Abitando vicino a Treviso, da sempre con la mia famiglia abbiamo passato le vacanze e weekend tra le Dolomiti Italiane ed Austriache. Sono stati proprio i miei genitori ad avermi trasmesso i valori e conoscere tutti i doni che la montagna ti da, ricordandomi anche di rispettarla sempre e di non sottovalutarla mai. Crescendo, poi, ogni occasione per me era buona per andare a salutare le mie amate montagne e viverle a pieno scalando, correndo, raccogliendo ciò che la natura offriva o come mi è sempre piaciuto di più: passeggiando.”

Ti abbiamo conosciuta lo scorso anno in quanto eri nello staff di Elena al Rifugio Sasso Bianco. Ma raccontaci un po’, come è avvenuto il primo contatto? Come mai hai scelto proprio il Rifugio Sasso Bianco? Lo conoscevi già?

È avvenuto completamente in maniera inaspettata. Da sempre coltivavo il sogno di fare un esperienza in un rifugio o di aprire una malga nelle Dolomiti già da molto giovane. 

Un pomeriggio mia madre mi disse di aver letto un articolo di una ragazza giovanissima che prendeva in gestione un rifugio nelle montagne in cui mio padre era cresciuto e vicino a quelle dov’è io ero cresciuta e ha esordito dicendomi: “guarda che qualcuno qui ti ha battuto sul tempo”. 

Mi sono subito informata, ho letto la storia di Elena e senza pensarci due volte, senza dire nulla a nessuno, le ho scritto e le ho chiesto se avesse bisogno di una mano e che ammiravo la decisone coraggiosa che aveva preso. Dopo esserci chiamate e conosciute Elena ha deciso di prendermi con lei nel suo piccolo team e da lì è nato tutto.

Come è stato il tuo primo giorno in Rifugio? E a livello emotivo com’è stata l’inaugurazione della stagione? Com’è stato lavorare tutta la stagione di fronte al Civetta? Come ti sei trovata con Elena e perché è stato bello lavorare al suo fianco?

Non ero mai stata al rifugio Sasso Bianco ed è stata una scoperta anche per me. È un rifugio che in pochi conoscono ma è senza dubbio uno di quelli con la vista più bella. È un posto incredibile e unico, in quanto non ci sono altri rifugi in cui si riesce ad avere una vista del genere sul Civetta. Lì si respira ancora l’aria dei vecchi e veri rifugi alpini, quelli dove il comfort non è arrivato e la parola rifugio rispecchia il vero significato della parola: un posto in cui si arriva e non si hanno pretese ma si è solo alla ricerca di un piatto caldo o di un letto per ammirare un po’ di più lo spettacolo delle Dolomiti fino al buio.

Secondo Paolo Cognetti: ognuno di noi ha una quota prediletta in montagna, un paesaggio che gli somiglia e dove si sente bene e io penso di averla trovata in quelle montagne che mi hanno indubbiamente segnata per sempre.

Ovviamente avere una lunga permanenza in quota è diverso che viverla in giornata ma mi sono subito adatta molto bene, sicuramente anche grazie ad Elena, che nonostante non ci conoscessimo prima, con la sua positività mi ha consigliato e guidato nella vita del rifugio come quasi una sorella maggiore.

Con il passare del tempo poi il mio rapporto con lei si è sempre più consolidato sfociando in una bella amicizia e ho scoperto ogni giorno di più quanto fosse forte e determinata. Mandare avanti un rifugio alpino non è semplice, ci sono ritmi tosti, si e operativi h24 e oltre a questo, in stagione ci sono tutta una serie di cose burocratiche a cui bisogna stare dietro e Elena lo sa fare alla perfezione facendolo sembrare quasi facile. 

Se non ricordo male la scorsa estate ci sono stati dei giorni di brutto tempo. Come è stato rimanere in Rifugio senza nessun cliente e con la pioggia incessante di fuori? E in più, com’è stato vivere lontano dalle comodità, dalla connessione e dal turismo di massa?

I giorni di brutto tempo sono un po’ noiosi, non si può dire di no, soprattutto quando cominciano ad essere tanti di seguito, ma anche qui ci sono dei lati positivi come ad esempio vedere la natura lasciarsi andare al vento, alla pioggia e alla grandine e come poi per magia esca il sole e tu te lo possa godere in una sorta di intimità senza nessuno attorno. 

Dopo un po’ inizi a percepire il rifugio un po’ come casa tua e accogli la gente come se fossero veri e propri ospiti e quindi per forza di cose non ci sono tanti momenti di pausa per noi, perciò qualche giorno di pioggia ogni tanto fa comodo per sistemare un po’ di cose e per magari farsi una dormita un po’ più lunga.

Ho notato che nell’immaginario comune il vivere in rifugio viene visto un po’ come una vita quasi da eremita solitario, soprattutto per noi che non abbiamo mezzi per salire o scendere a valle rapidamente, se non le nostre gambe, o magari per l’assenza di elettricità per la maggior parte della giornata, ma in realtà è una vita ricca di socialità. C’è sempre qualcuno che sale, talvolta anche nei giorni dove il tempo dice chiaro e tondo di restare a casa. Perciò, certo non è come essere a casa, dove sei vicino agli amici e alla famiglia o ai comfort della città, ma sicuramente non ci sente soli e anzi si fanno sempre nuove conoscenze. Inoltre, non essendo un rifugio grande, soprattutto la sera, si ha modo di scambiare due parole con chi sale o anche semplicemente di guardare tutti assieme il tramonto sul civetta, che anche per noi che siamo fissi là su, ci meraviglia ogni sera, colorandosi di rosa.

Sappiamo che hai anche altre passioni legate alla montagna, ce le racconti? Sei riuscita a coltivarle anche in rifugio? È stato un luogo ispirazionale per questi tuoi progetti o per i tuoi studi? 

Come ho già detto vivo la montagna veramente a 360 gradi, ogni volta che mi è possibile, e adoro soprattutto scalare e correre. Su in rifugio è un po’ difficile coltivare queste due passioni perché spesso non c’è molto tempo libero e se c’è lo sfrutto per riposarmi oppure prediligo attività un po’ più tranquille come camminare ed esplorare le montagne vicine. 

Delle Dolomiti si conoscono sempre le cime più famose ma in realtà ci sono una miriade di sentieri, di cui la natura ormai si è riappropriata, che portano a cime meravigliose e sottovalutate per la loro bellezza, come il Piz Zorlet che spicca proprio affianco al Sasso Bianco e offre una vista incredibile sulle montagne circostanti; mostrandosi con un aspetto che un po’ si distacca da quello delle cime rocciose dolomitiche essendo ricco di piccoli corsi d’acqua che lo rendono rigoglioso e quasi totalmente verde.

Studio design e dunque il verbo all’ordine del giorno è progettare e capire di cosa le persone hanno bisogno. Indubbiamente vivere ad alta quota per un periodo prolungato ti fa capire tante necessità che farebbe comodo avere e soprattutto che farebbero comodo a chi sale, come il giusto equipaggiamento, un vestiario adeguato che vada d’accordo con il tempo variabile delle Alpi, oppure delle semplici e chiare indicazioni per orientarsi in modo semplice. 

Essendo che anche Elena ha studiato design è molto interessante vedere come ci sia una sorta di sintonia tra me e lei nel sistemare o organizzare le cose. Quest’anno ad esempio, in occasione della futura stagione, mi sono anche occupata della brand identity del rifugio, e sempre assieme a lei, è stato bello condividere le idee per ottenere un risultato che speriamo rispecchi l’etica e l’aspetto del rifugio.

Sta per arrivare una nuova stagione al Rifugio Sasso Bianco. Puoi farci qualche previsione e qualche piccolo spoiler? Come pensi che sarà a livello emotivo ritornare in rifugio per una nuova stagione con molta più esperienza alle spalle?

Sto veramente contando i giorni che mancano per tornare su e sono veramente carica ed entusiasta di intraprendere un altra stagione al Sasso Bianco. Sicuramente sarà un alto tipo di esperienza, conoscendo già bene Elena e la vita in mezzo alle montagne lontano dal comfort, sarà più facile prendere il ritmo e accogliere da subito chi verrà a trovarci. 

Detto ciò, non mi resta che invitare a salire chiunque voglia ritrovare un angolo di pace nelle Dolomiti, ancora incontaminate e ricche di vita, e voglia rivivere i sapori e le esperienze dei vecchi rifugi alpini.