Preservare le persone, le radici, le tradizioni: ecco N’OUTA e la storia di Sara e Fabio

La nostra rubrica di Storie di vita sulle Dolomiti ci riporta oggi in Val di Fassa, a conoscere Sara e Fabio, rispettivamente di 30 e 37 anni entrambi originari della Val di Fassa e entrambi con una missione precisa in mente: preservare le proprie radici uniche e preziose per non perdere le tradizioni, i sapori e le bellezze di una volta.

“Abbiamo percorsi scolastici e lavorativi molto diversi” ci racconta Sara. “Fabio è perito meccanico e lavora come disegnatore tecnico per gli impianti a fune della zona, mentre io sono mi sono diplomata all’istituto d’arte ma ho fatto 3 anni di scientifico a indirizzo linguistico e 3 di ist. D’arte, ho imparato bene le lingue viaggiando e lavoro da tanti anni in un ufficio Skipass.

Percorsi molto lontani da quello che ora vorremmo fosse il nostro lavoro, ma come dico sempre, anche molto interessanti perchè ci hanno aiutato molto in alcuni aspetti dell’azienda (per esempio: aspetto grafico per logo, etichette marketing etc.., precisione nella valutazione delle divisioni dei campi e gestione degli spazi, le lingue per poter far visite con clienti di diversa provenienza).

Abbiamo aperto N’outa nel 2020 ma l’idea di N’Outa nasce diversi anni prima, da un’esperienza meravigliosa avuta con una Signora del posto.”

Sono sincero, una delle cose che mi ha incuriosito fin da subito sono il nome e il logo, molto giovanili, sono qualcosa di fresco anche a livello visivo. E la cosa bella è che in realtà c’è un richiamo molto forte alla tradizione e al “fare le cose come una volta”. Dove è nato il nome e l’idea di fondo di questo progetto? Quali sono i prodotti che tuttora realizzate e quali sono quelli che avete in programma di realizzare?

Nel 2014 siamo andati a vivere insieme, grandi viaggiatori, amanti della montagna della natura e del nostro territorio, amavamo arrampicare, andare in gita, coltivarci le verdure e facevamo già per noi e gli amici gli sciroppi di conifere tradizionali con le ricette di famiglia.

Casualmente abbiamo conosciuto una signora del posto che vive ancora come una volta (vive in una frazione isolata al ritmo della natura, coltiva cose tradizionali, ha le galline, la sua casa ha ancora la stufa economica e l’acqua corrente solo in bagno, ed è una persona SEMPRE SOLARE) è stato un incontro magico, come immergersi nel passato, vedere una parte della nostra identità-cultura ormai perduta, e chiedendole cosa coltivassero una volta in valle lei che ci ha regalato un po’ della sua semente di orzo antica autoctona da provare a coltivare, spiegandoci quante cose facessero con quei piccoli chicchi ( farina, foraggio per le galline, caffè d’orzo, cure naturali per alcuni problemi di salute) e questo ci ha affascinato.

Nel 2015 quindi abbiamo seminato e raccolto per la prima volta l’orzo, ci siamo fatti fare da un fabbro una padella per tostarlo e quando finalmente l’abbiamo bevuto con la signora, lei si è emozionata e ci ha detto “erano 30 anni che non sentivo questo sapore”.

Un brivido ci ha travolti, molti sapori del nostro territorio, presenti nelle case della nostra valle da centinaia d’anni, una parte della nostra cultura e identità, stavano andando perduti.

Ci è scattato qualcosa dentro, ed è diventata una missione, e così poi via via siamo andati a cercare altri prodotti e informazioni nuove sul passato rurale e contadino della nostra valle.

Facciamo appunto Sciroppi zuccherini di Pino Mugo, Cirmolo e Tarassaco

Caffè d’orzo da fare però in infusione in acqua calda, come veniva appunto fatto una volta. (NO a moca, cialde o solubile. Un pentolino, polvere di caffè d’orzo e acqua bollente, si attende 10 min, si filtra con un colino e si gusta una bevanda che sa di tradizione e passato)

I liquori li creiamo con grappa trentina e piante o prodotti nostri. Per esempio la camomilla è una varietà autoctona che cresce spontanea negli arti più antichi; mentre il liquore dell’apicoltore lo produciamo con una parte della smielatura, una ricetta antica, super sostenibile perché studiata anticamente per poter trarre il più possibile. (quanto erano avanti i nostri antenati dal punto di vista di sostenibilità e riuso! Ovviamente lo facevano per necessità, ma sicuramente abbiamo molto di imparare da loro).

La confettura prodotta con bacche dei nostri boschi (Rosa canina e crespino) 

Come nuovi progetti ne abbiamo tanti, uno a cui tengo moltissimo è la coltivazione e lavorazione del lino. Una volta era una valle molto povera e non potendosi permettere di acquistare tessuti, tutti coltivavano lino e canapa, lo filavano in casa e lo facevano tessere dai tessitori della zona mischiandoli anche alla lana in base al tipo di utilizzo.

Noi ogni anno coltiviamo e maceriamo il lino, ho fatto corsi di filatura e tessitura e mi piacerebbe tantissimo portare avanti tutta questa parte per recuperare un’altra parte della nostra cultura.

Cosa c’è dietro la realizzazione dei vostri prodotti? Quali sono le tecniche antiche che utilizzate per produrre orzo, grappe e sciroppi? 

Partiamo sempre da ricette antiche del posto, per poi perfezionarle per la produzione e conservazione (ovviamente vogliamo che i nostri clienti possano avere un prodotto di alto livello, per dare anche valore a quello che facciamo!) Coltiviamo o raccogliamo nel bosco proprio come facevano i nostri avi e poi cerchiamo di trasformare quei prodotti in “ORO”, in qualcosa di molto speciale.

Devo ammettere che tra tutti, lo sciroppo è quello che ha suscitato in me più interesse. Come lo si può utilizzare in cucina? Quali sono gli spunti di utilizzo che potete dare a chi lo acquista? 

Gli sciroppi sono molto versatili, si possono utilizzare con cose molto semplici ma anche con ricette particolari come la caramellatura di una carne. 

Ma semplice ed efficace: Si possono utilizzare come spettacolari tisane calde (un cucchiaio di sciroppo in una tazza di acqua bollente e ne esce un the che sa di Dolomiti) , ma anche bibite fredde e come “mieli vegani” da mettere su pancakes, yogurt e dolci. Al posto di uno sciroppo d’acero, uno sciroppo a km0 che appunto profuma di Bosco.

Vi trovate in un territorio bellissimo, riconosciuto dall’UNESCO come un patrimonio unico al mondo. Quanto importante è per voi il territorio? Che tipo di legame avete? 

Siamo grandi amanti della natura e del territorio, scaliamo e andiamo in montagna appena possiamo, abbiamo viaggiato molto, abbiamo visto posti spettacolari, ma casa nostra ha sempre un posto speciale nel nostro cuore.

È anche per questo che cerchiamo con tutte le nostre forze di far conoscere e far funzionare la nostra piccola azienda, perché lavorare a contatto con la natura e preservando la nostra identità è quello che più ci piacerebbe fare in questa nostra seconda parte di vita.

Come si può fare per acquistare i vostri prodotti? Sono disponibili solamente online?

Si può ovviamente contattarci su social, il nostro sito, mail o telefono per l’acquisto, ma anche passare direttamente in azienda, chiamando preventivamente perché non siamo sempre in lab.

Inoltre potete trovare tutti i nostri prodotti da BELEBON CANAZEI un piccolo negozio che abbiamo aperto in famiglia, dove c’è anche la mamma di Fabio che produce gioielli di pietre dure e le bellissime ceramiche di UTOL ceramica fatte dal fratello di Fabio, David e Flavio il suo compagno.

Un messaggio importante per chiudere che porta N’OUTA:

Spesso la globalizzazione ci porta verso un’unificazione, facendoci diventare tutti uguali, ma chiunque, qualsiasi lavoro faccia dovrebbe cercare di rendere le proprie radici uniche e preziose, preservandole, perché il mondo è pieno di posti meravigliosi, ma ciò che li rende unici sono proprio le persone, la cultura e le diverse tradizioni.