«Ecco la montagna narrata da Dolomiti da sogno» | La storia di Nicola Ercolini, fondatore del progetto

Scritto da Elisa Salvi per la rubrica “Storie di vita sulle Dolomiti” di Dolomiti da sogno

Durante “Canazei Campo Base: il festival con @dolomitidasogno”, il fondatore del progetto ha spiegato la volontà di promuovere la visitazione, rispettosa e consapevole, della montagna 

Quand’era bambino le Dolomiti erano il rifugio dei momenti più belli da trascorrere con la famiglia. Ed è sui prati della Val di Fassa che Nicola Ercolini, trentenne di Rovigo, ha iniziato a camminare. Da lì non si è più fermato, attraversando valli e raggiungendo cime per conoscere e capire il territorio dolomitico che tanto lo appassiona. Ma è quando la tempesta Vaia, nella notte tra il 28 e il 29 ottobre 2018, abbatte come birilli milioni di alberi con un vento che, così forte, non ha mai soffiato, che Nicola decide di fare qualcosa per le “sue montagne”. «Non potendo essere fisicamente sulle Dolomiti – ha raccontato Nicola, il 29 giugno scorso, durante la serata “Salite per tutti” all’interno di “Canazei Campo Base: il festival con @dolomitidasogno” –  ho sentito l’urgenza di dare il mio contributo, con quello che so fare meglio. Sono laureato in web marketing e comunicazione digitale e lavoro in una agenzia del settore. Così, è stato naturale aprire un account Facebook e Instagram per diffondere quella bellezza, che mi ha sempre ispirato, attraverso tanti scatti e condivisioni. Poi, ho cominciato a raccontare, assieme ad un primo team, escursioni, passeggiate, secondo un’evoluzione proseguita nel tempo, con un recente nuovo rilancio». 

@dolomitidasogno è in Instagram, Facebook, Youtube: quali sono i progetti?

«Da poco il team si è rinnovato e, ora, ne fanno parte, assieme a me, Giacomo Romito, Umberto Tridello ed Erica Zilio. Il nostro è un progetto di valorizzazione del territorio. Siamo partiti con il racconto delle escursioni, aggiungendo poi le storie di vita delle persone che vivono in montagna e delle rubriche legate alla cultura e alle tradizioni locali. Siamo andati anche oltre, trasmettendo un’idea di montagna consapevole, di turismo lento. Credo che questa dimensione sia essenziale. L’anno scorso, parlando con il titolare del rifugio Bianchet sono venuto a sapere che alcune persone che percorrono l’intera Alta Via n. 1 delle Dolomiti in 5 o 6 giorni di cammino, pare ricordino poco di quella traversata. Raccontano al rifugista di non avere troppo tempo per guardarsi attorno, presi dal desiderio di concludere tappe e percorrere chilometri». 

È quasi un paradosso, ma è sintomatico del nostro tempo. 

«Sì, per questo l’intento di @dolomitidasogno è trasmettere l’idea di una montagna da osservare, mentre la si attraversa, contemplando boschi, prati, rocce. Così sì può avere il maggior beneficio dal contatto con la natura». 

Essere seguiti da migliaia di persone aumenta la responsabilità dei contenuti pubblicati: gli utenti vi chiedono consigli. Il passaggio dall’essere promotori di immagini di un territorio, a “esperti” che forniscono informazioni, non è banale. 

«Per nulla, richiede formazione e impegno. Tutti noi passiamo tanto tempo a studiare sulle mappe percorsi e proposte di escursioni, accoglienza in hotel e rifugi delle diverse valli. Appena possiamo, saliamo in montagna. Pur essendo di Rovigo e Padova, siamo più spesso in montagna che in città, sia per conoscere il territorio, sia per stringere relazioni con le persone che vi abitano. Il confronto e l’acquisizione di conoscenze grazie ai “locals” è fondamentale».

Anche per questo la comunicazione ultimamente è cambiata?

«Sì, diamo più spazio alle storie delle persone dei diversi territori, alle tradizioni locali, al valore della lingua ladina parlata da parte della popolazione dolomitica. È in atto, sicuramente, una crescita qualitativa dei contenuti, anche attraverso collaborazioni interessanti con alcune realtà del territorio. Stiamo terminando la nostra seconda guida sulle Dolomiti, in cui si possono trovare tantissime escursioni suddivise per vallate, con consigli su dove mangiare, dove dormire e quali curiosità andare a scoprire nei borghi più belli delle Dolomiti. Inoltre, stiamo lavorando per impostare un progetto di educazione consapevole alla montagna per i bambini, che la frequenteranno nei prossimi anni.». 

Gli eventi continueranno?

«Sicuramente, è un obiettivo proseguire con eventi, più complessi dal punto di vista organizzativo, come il festival assieme a Canazei Campo Base, ma anche con le gite di una o mezza giornata. L’intenzione è di essere sempre più spesso sul territorio, entrare sempre di più in contatto con le persone che abitano la montagna, perché i social sono un ottimo mezzo di comunicazione, per far conoscere luoghi e trasmettere messaggi, ma quello che ci piace è condividere esperienze con le persone, fare una passeggiata insieme, assaporare i cibi del posto».

Se dovessi scegliere l’esperienza più bella vissuta finora con @dolomitdasogno?

«Sicuramente quella di “Canazei Campo Base il festival con @dolomitidasogno”. Sono immensamente grato per l’opportunità. È un’esperienza che mi riempie di soddisfazione, per questo stiamo già immaginando possibili sviluppi futuri».